l Concorso "Premio Paganini" mi è rimasto nella memoria come uno degli eventi più significativi della mia vita. Già la preparazione al concorso e lo studio delle opere di Paganini rappresentavano un onere enorme. Io tendevo ad acquisire il più possibile il suo stile e la sua tecnica, in modo tale da proporre la sua musica sul podio con un nuovo, grande respiro. Per ottenere ciò, potevo attingere ai consigli e all’aiuto dei più grandi violinisti e maestri quali David Oistrach, Isaak Schuk, Gidon Kremer e, naturalmente, da mia moglie Julia Breitburg. Questa preparazione, che non ha tralasciato neppure un millimetro della partitura, è stata la chiave del mio successo. Le mie impressioni più significative di quegli 8 giorni sono le seguenti: un'orchestra che accompagnava in maniera incredibilmente leggera e sensibile, l'incontro con i giurati con la supervisione di Luigi Cortese dopo le semifinali, la consegna dei premi, una dimostrazione di studenti nelle strade di Genova, che potevano manifestare così liberamente le loro idee di protesta e, naturalmente, il violino di Paganini, e il pubblico caldo e spontaneo, che nel bel mezzo del Primo Capriccio durante l'esecuzione con il Guarneri del Gesù di Paganini, dopo un accordo particolarmente ad effetto, ha iniziato ad applaudire estasiato. La vittoria del concorso mi ha aperto le sale da concerto, mi ha dato la fiducia nelle mie forze e - cosa più importante - mi ha dimostrato che i criteri corretti e il duro lavoro possono dare i frutti desiderati. Sicuramente allora ero soltanto all'inizio del mio cammino. Ma è stato un ottimo inizio.*