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La filosofia per la conservazione e l’utilizzo del "Cannone"

di Bruce Carlson (liutaio conservatore del "Cannone")

Il violino del grande virtuoso e compositore genovese Niccolò Paganini rientra fra i più importanti strumenti musicali nella storia della musica occidentale.

Lo stato di conservazione è eccezionale, grazie soprattutto al fatto che dopo la morte del violinista (avvenuta nel 1840) venne suonato di rado. Lo strumento, secondo gli studiosi, accompagnò Paganini dal 1802 sino alla morte ed egli vi si affezionò a tal punto da chiamarlo "il mio cannone violino" per le sue prodezze acustiche. Riteniamo che la maggior parte del logorio visibile sullo strumento sia da attribuire a quello provocato dallo stesso Paganini nell'arco della sua brillante carriera.

Il "Cannone" divenne un eccezionale partner per i virtuosismi del musicista che sviluppò nuove tecniche violinistiche sfruttando al massimo le potenzialità dello strumento. Paganini influenzò molti musicisti, non solo violinisti, sia della sua epoca che delle generazioni successive tra i quali si possano menzionare i pianisti Franz Liszt e Robert Schuman.

"Mezzo" prediletto per l’interpretazione musicale di Paganini, questo prezioso violino fu costruito nel 1743 da Bartolomeo Giuseppe Guarneri, più tardi conosciuto come Giuseppe Guarneri "del Gesù". Oggi questo liutaio viene considerato, insieme al suo concittadino e contemporaneo Antonio Stradivari, uno dei massimi esponenti della gloriosa scuola cremonese di liuteria che ebbe inizio nella prima metà del '500, con la cristallizzazione della forma del violino da parte di Andrea Amati. Paganini, nel suo testamento redatto nel 1837, tre anni prima della morte, precisò: "Lego il mio violino alla Città di Genova onde sia perpetuamente conservato". Una semplice frase, facile di concetto, ma piena di insidie.

Chiunque si occupi di conservazione di strumenti si troverà a confrontarsi con due priorità difficilmente conciliabili: quella di conservare gli oggetti per le generazioni future, rallentandone per quanto possibile il degrado ed il logoramento e quella di rendere la collezione accessibile e fruibile ai costruttori, musicisti, appassionati, studiosi, visitatori e, in sintesi, alla società attuale. è indispensabile giungere ad elaborare una politica conservativa che salvaguardi i due aspetti. Inoltre ai rischi e ai danni derivanti dall’utilizzo si devono aggiungere quelli connessi, e direi inevitabili, legati al trasporto dello strumento.

È noto a chiunque si occupi di strumenti ad arco, costruttori, restauratori e musicisti, che l'utilizzo continuo dello strumento richieda una serie altrettanto continua di piccoli riparazioni, aggiustamenti e messe a punto, che possano portare a graduale e spesso irreversibile modifiche delle parti originali cancellando l’evidenza storica e generando uno strumento progressivamente sempre più reinventato.

La scelta di aver effettuato il "recupero storico" del "Cannone" va interpretata come una delle chiavi per equilibrare la politica di conservazione e di utilizzo dello strumento, nell'ottica di esporre il violino di Paganini nella sua rinnovata veste più fedele all'aspetto originario, quando fu consegnato alla città di Genova.
Il recupero storico, che ha avuto riscontri lusinghieri da parte dei musicisti, è vano se non viene supportato da un cambiamento radicale nel concepire l'utilizzo dello strumento. Infatti l'aspettativa da parte del pubblico di ascoltare il suono dello strumento non va perseguita a tutti costi, ma va indirizzata scegliendo accuratamente le occasioni più congeniali e prendendo alcune precauzioni necessarie per la buona conservazione dello strumento.

Negli ultimi anni è maturata la necessità, sempre più importante, di conoscere a fondo lo stato di salute di questo prezioso violino. Solo con dei dati precisi, rilevati con rigoroso metodo scientifico, sarà possibile capire come si comporta il violino all’interno o all’esterno della teca nelle diverse condizioni di utilizzo o di conservazione.
È chiaro che il comportamento di uno strumento musicale nel corso della propria esistenza per molti aspetti è ancora sconosciuto e che, grazie alle tecnologie moderne è possibile acquisire elementi che diano la possibilità di operare nelle migliori condizioni sia per l’esposizione che per la conservazione degli strumenti ad arco, inoltre ogni strumento rappresenta un caso a sé. Proprio per i motivi sopraindicati ci siamo avvalsi della collaborazione del dott. Gabriele Rossi Rognoni, curatore del Museo degli Strumenti Musicali della Galleria dell’Accademia di Firenze e del prof. Marco Fioravanti, docente dell’Università degli Studi di Firenze - Dipartimento di Scienze e Tecnologie Ambientali e Forestali: insieme a loro è stato sviluppato un progetto di monitoraggio e analisi più approfonditi del comportamento del "Cannone" nelle diverse situazioni al fine di conservare e comprendere al meglio questo prezioso documento storico vivente.